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MUSEO DEL BOSCACCIO ( Quaderno anno 1998 )
Museo del Boscaccio
Museo dei Calendari

Il patrimonio artistico appartiene alla cultura e alla civiltà, quindi deve essere tutelato (pag.111 Don Camillo e il suo gregge) Giovannino Guareschi        (Rizzoli Mi)


DIOLO di Soragna, Torre Campanaria
 

DA VEDERE
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La Grande era una tenuta che non finiva più, con una stalla di cento vacche, caseificio a vapore, frutteto e via discorrendo (Don Camillo bur pag.167 La Grande = Ardenga in dialetto

Io abitavo al Boscaccio, nella Bassa, con mio padre, mia madre e i miei undici fratelli:(…) Mio Padre era alto, magro e potente, con lunghi baffi, un grande cappello, la giacca attillata e corta, i calzoni stretti alla coscia e gli stivali alti.(…) Verso mezzanotte mio padre mi chiamò "Va a vedere come sta Chico e torna subito".(…)   Quella volta, Dio ebbe paura.         (Prima storia Don Camillo xlv,xvll,xlx)

Il Bazziga da otto anni abitava al Cuocile, nella catapecchia che gli aveva dato in affitto il vecchio Alcibiade nel 1946. Una catapecchia che, a dir la verità, non era più una catapecchia ma una casetta pulita e ben tenuta in quanto il Bazzica, un po’ alla volta era riuscito a rimetterla all'onor del mondo spendendo quattrini suoi.    (Il decimo Clandestino bur pag.35)

L'8 Novembre 1752 Accadde un fatto tremendo. Da olte un anno una banda di sciagurati batteva il nostro paese e i paesi vicini e compiva le sue delittuose imprese nel cuor della notte e veniva chiamata "banda del buco" in quanto si introduceva nelle case praticando con infernale destrezza un pertugio in qualche muro. Mai nessuno dei briganti venne colto con le mani nel sacco, ma la notte dell'8 Novenbre accadde che il mercante Giuseppe Folini del Crocilone fu risvegliato da un rumore sospetto. (noi del Boscaccio pag.82 bur)                                    

Tra l'argine e i Pioppi, in una bassa, c'era l'oratorio vecchio una chiesetta con una piccola torre tozza, e l'acqua se l'era presa così come stava, con dentro il vecchio scaccino e l'aveva ricoperta. Da una parte del laghetto c'è la casa della maestra, dall'alta una grande pioppo che non finisce più. E ci fu un disgraziato che si arrampicò fino in cima al pioppo e, con fil di ferro, legò alla vetta l'asta di una bandiera rossa.   (1° Don Camillo- bur- pag 275) Noi del Boscaccio pag.37

Le Ghiare, invece, erano qualcosa di cui val la pena di parlare, perché si trattava d'una fettaccia di terra incolta fra l'argine maestro e il fiume grande; una sterpaglia maledetta che faceva paura e malinconia soltanto a guardarla. Minta l'ebbe per poco, o niente addirittura perché era terreno golenale. (Il decimo Clandestino pag.53)

Porto di Stagno. - Mondo Piccolo è un puntino nero che si muove, assieme ai suoi Pepponi e ai suoi Smilzi, in su e in giù lungo il fiume per quella fettaccia di terra che sta tra il Po e l'appennino: ma il clima è questo. Il passaggio è questo: e, in un paese come questo, basta fermarsi sulla strada a guardare una casa colonica affogata in mezzo al granoturco e alla canapa e subito nasce una storia.     (Don Camillo pag.xlv)

A dire la verità la Rocca - dove aveva sede il comune - era malandata e cascava a pezzi così quando arrivò una squadra di muratori e incominciò a tirar su le impalcature attorno alla Rocca, tutti dissero:     (( Era ora ! )). Da anni e annorum in paese c'era stato soltanto l'orologio del campanile: adesso il paese aveva anche l'orologio della Rocca.        ( Don Camillo e il suo Gregge pag.336-338)

Il Tram a vapore partiva dalla città e arrivava fino al grande fiume: I paesi grossi sono tutti in fila lungo la provinciale, meno uno che è in dentro circa due o tre chilometri. E un carrozzone del tranvai caricava la gente dal borgo e la portava alla fermata del tram e la riportava in paese      (Don Camillo e il suo Gregge pag 136)

Ogni paese ha il suo bullo, e il Mericano era il bullo del Fontanaccio. Il Mericano disse: Nel momento non c'è la simmetria perché il piedestallo non è messo giusto. Le ossa di quella macchina di carne scricchiolarono, ma il parallelepipedo di pietra fece un ottavo giro e l'Ercole, che prima guardava a nord, ora guardava a nord - est. (Don Camillo e il suo Gregge pag. 343-347)

Quando si diceva "E' uno della Bruciata" era detto tutto, e se in un fatto c'entrava uno della Bruciata significava che erano volate sberle da far venire i capelli ricci. La Bruciata era una gran striscia di terra che correva fra il Boscaccio e l'argine grande, e il podere lo chiamavano così perché era terra pelata come se ci fosse passato Attila, e soltanto a seminarvi della dinamite si sarebbe ottenuto qualcosa perché, sotto, erano tutti sassi e probabilmente si trattava di una fetta di letto di fiume.     (Don Camillo pag259 bur)

Il podere Torconi si chiamava Pilastri per via appunto di due pilastri senza cancello, vecchi come il cucco, piantati a metà della Strada Quarta, sul lato destro camminando verso il fiume. Dai pilastri partiva una lunga carrareccia e, in fondo alla carrareccia, c'era la villa Torconi con giardino attorno, e la mura del giardino confinava col rustico:   casa del mezzadro Biolchi, abitazione dei famigli da spesa, stalla, fienile e via discorrendo. (Don Camillo e il suo Gregge pag 127)

Oratorio. Dell' Annunc. Di M.V., detto della Madonna di Loreto, presso lo Stirane er. Da Beltrando Poncini, che vi fondò pure (con rag. De Turre: pag 204) il B.S. omonimo, il 2-xll-1541. (la Diocesi di Parma 1940) La chiesina del Ponte rimase però aperta al culto in quanto vi si celebra la Messa una volta ogni anno, nel dì della sagra detta del Ponte.    (Noi del Boscaccio pag.174)

Il territorio del comune arrivava, dalla parte di mezzogiorno, fino allo Stirane un torrente da quattro soldi, ma che correva tra due alti argini perché andava a buttarsi nel grande fiume e, durante le piene c'era il grande pericolo del rigurgito. Dall'altra riva del torrente incominciava il territorio del comune di Castelpiano e, in linea d'aria, tra il nostro borgo e quello di Castelpiano c'erano sette chilometri. Però, se uno voleva arrivarci per via terra, doveva sciropparsi quasi dodici chilometri. La Trattoria. Selezione Della Narrativa Mondiale pag.189(Luglio 1987) Gente così pag. 212

Quando nel' 22 giravano per la Bassa i 18bl con le squadre che andavano a bruciare le cooperative socialiste, (…) Qui la politica non c'entra disse il vecchio Maguggia.

Io sono così - La mia vita cominciò il 1° Maggio 1908 (…) Quando io nacqui, mia madre era già da nove anni maestra elementare e continuò a fare la maestra fino al 1949 (…) Mio padre, invece, quando io nacqui, si occupava di macchine di ogni genere: dalle trebbiatrici ai grammofoni e possedeva due buoni baffi che assomigliavano molto a quelli che io porto sotto il naso.   (Lo Spumarono Pallido) (Guareschi) Casa Natale G.Guareschi

Giasòn il carrettiere era conosciuto come betonica e, in paese, si sapeva tutto su Giasòn eccettuata una cosa soltanto: se fosse più bestia lui o il suo cavallo. In generale, alla gente grossolana scappa, quando parla, qualche bestemmia: Giasòn, al contrario, era un tipo al quale, nel parlare, scappava qualche parola pulita, perché il suo vocabolario era composto esclusivamente di bestemmie, e le bestemmie non sono parole Giasòn aveva conosciuto tempi splendidi e si era trovato ad avere nove magnifiche bestie da tiro sei cavalli e tre figli.     (Don Camillo e il suo Gregge pag. 404)

Fontanelle: Fino al 1576 una sola Chiesa era eretta per quelle che ora sono le due Parrocchie di Fontanelle e di Pizzo. Era detta del Pizzo vecchio, aveva per titolo S.Martino (v.atto 16-1-1206 in Atto lll 320) ed era posta sulla destra dello Stirone. Nel 1576 gli abitanti alla sinistra del fiume si fabbricarono una nuova Chiesa, che F.Farnese Vesc. Di Parma consacrò il 10-lv.1576 sotto il titolo di S.Bastolomeo (De Turre), ma che comunemente fu detto S.Martino. (La Diocesi di Parma 1940) - Chiesa dove ha ricevuto il Sacramento del Battesimo G.Guareschi

La Gagnola era una casa in rovina, una casaccia abbandonata da trenta o quarant'anni. La Gagnola era lontano dal paese sepolta in mezzo alle gaggie; e, siccome li vicino era il traghetto, un sacco di gente passava nei paraggi, ma nessuno si spingeva mai fino alla casa. Adesso parecchi avevano notato che alla Gagnola stava succedendo qualcosa che non funzionava e avevano concluso che si poteva trattare soltanto di spiriti. (Don Camillo e il suo Gregge pag.99)

Fra l'una e le tre dei pomeriggi d'Agosto, il caldo, nei paesi affogati dentro la melica e la canapa, è una roba che si vede e si tocca. Quasi uno avesse davanti alla faccia, ad una spanna dal naso, un gran velo ondeggiante di vetro bollente (…) Quando dalla strda sull'argine guardi dentro un cimitero ti pare di sentir crepitare sotto il sol battente le ossa dei morti. Sulla provinciale naviga lentamente qualche biroccio a ruota alta pieno di sabbia.  (Don Camillo pag. 159)

Durante la guerra, siccome a due chilometri da Cabassa c'è un ponte, vennero quegli stramaledetti che buttano giù bombe sui ponti e cisì, mentre il ponte neanche fu toccato, andarono in briciole sette case e la chiesa.     (Noi del Boscaccio pag.7) Guida al Boscaccio a cura di Bertozzi Cesare, Cervini Caterina, via Provinciale 58° 43010 Roccabianca PR. Tel 0521/876671- Bertozzi Fabio Diolo n°17 43019 Soragna Parma